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IO sono ULTRAS!

L'ultras è un tifoso organizzato di una società sportiva. Il fenomeno interessa gli sport di squadra come il calcio, la pallacanestro, la pallanuoto e l'hockey.

Il termine[1] deriva dal francese ultra-royaliste, cioè “ultra realista”, che stava a indicare la forza politica preponderante ai tempi della Seconda Restaurazione (1815-1830).

Storia

I prodromi del fenomeno del tifo calcistico in Italia si hanno nel 1932 quando la tifoseria della Lazio va ad annoverare per prima la nascita di un'associazione organizzata, e con struttura gerarchica, di tifosi. Il 23 ottobre di quell'anno, in occasione del derby, un gruppo organizzato denominato "Paranza Aquilotti" inscenò infatti una scenografia allo Stadio del Partito Nazionale Fascista[2] Successivamente negli anni cinquanta quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo, a Roma, con l'Associazione Tifosi Giallorossi "Attilio Ferraris", i Circoli Biancocelesti 1951 e a Torino, con i Fedelissimi Granata 1951, il fenomeno esplode, mentre in Gran Bretagna sono attivi gruppi i cui appartenenti vengono chiamati hooligans. Vi sono tuttavia differenze basilari tra i due modi di essere: in Gran Bretagna gli hooligan lasciano molto più spazio alle azioni spontanee, mentre il modello ultrà italiano tende a coordinare i vari elementi in un'unica voce. Anche le forme estetiche del tifo risentono di questa differenza: in Gran Bretagna si predilige l'impatto vocale a quello visivo e non si usano i tamburi che hanno contraddistinto le colorite curve italiane fino al 2009 (poi proibiti così come i megafoni). I primi due gruppi nati in Italia sono la Fossa dei leoni, gruppo nato nel 1968 e scioltosi nel 2005, e i Boys-Le furie neroazzurre, nato nel 1969. Sempre nel 1969 nasce il primo gruppo ad aver utilizzato la parola Ultras, vale a dire i sampdoriani Ultras Tito Cucchiaroni, seguiti nel 1969 dagli Ultras Granata di Torino, nel 1973 dagli Ultras Catanzaro, nel 1974 dagli Ultras Speziae Ultras Chieti.

Nel corso degli anni sessanta queste nuove strutture aggregative iniziano a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell'epoca e i loro membri si distinguono dai sostenitori tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras ha allora un proprio nome simbolico ed uno striscione dietro cui radunarsi. Nascono le coreografie per sostenere la propria squadra: si cantano inni, gli stadi si riempiono di bandiere, si lanciano coriandoli e si accendono i primi fumogeni. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altre squadre.

Gli anni '70

Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni settanta coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché gli ultras, risentendo del clima di generale violenza, prima, durante e dopo la partita, specie in occasione degli incontri "più caldi", si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana. Tutto ciò era riscontrabile nei cori da stadio, spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell'abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi. Il termine Ultrà compare in uno dei più famosi gruppi di tifosi organizzati italiani di allora: il Commando Ultrà Curva Sud, che a partire dagli Anni Settanta popolerà per quasi un trentennio gli spalti dell'Olimpico durante le gare interne della Roma. Il termine "commando" era già apparso in precedenza nella curva della Lazio con il C.M.L. Commandos Monteverde Lazio nati nel 1971, ribattezzati C.M.L. '74 in seguito.

Gli anni '80 e '90

A partire dagli anni ottanta, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le ex repubbliche della disciolta Jugoslavia (Slovenia, Croazia e Serbia).

Dagli anni novanta si vedono tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda (ultras non violento o politico, tutto per il club), Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sorgono i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, ispirati agli ultras del vecchio continente. All'interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri protagonisti nelle curve. Si accentua anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso allo scontro. Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di violenza.

Durante il decennio il problema della violenza nel calcio si accentua ulteriormente, sviluppandosi, in molti casi, in atti di ribellione. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, Vincenzo Spagnolo, ultras genoano, viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.

Anni 2000

Negli Anni 2000 i gruppi di ultras hanno continuato a rappresentare ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio, avendo a loro disposizione sedi e diffondendo le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e con i social network. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti dello stadio, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di protesta. In Italia il comportamento a volte violento di alcuni ultras è stato posto costantemente sotto accusa da parte delle forze dell'ordine e dei media, portando ad un inasprimento ulteriore delle norme anti-violenza, come i provvedimenti del D.A.SPO..

Dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti, durante gli scontri tra catanesi e polizia avvenuti in Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, vi è stato un ulteriore inasprimento delle misure di controllo e repressione del tifo organizzato. La nuova legge "anti-ultras" ha stravolto ancora una volta il mondo delle curve italiane. È stata vietata, in realtà con una semplice direttiva dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, l'introduzione di striscioni, di qualsiasi tipo e dimensione, senza autorizzazione; sono state inasprite le pene per tutti i reati da stadio, comprese quelle per l'utilizzo di fumogeni e petardi (con possibilità di arresto per gli utilizzatori). Da allora, inoltre, il Daspo può essere anche preventivo (cioè un soggetto che ha tenuto un comportamento pericoloso per la sicurezza pubblica, ancorché non costituente reato, può comunque essere sottoposto a Daspo) e molte altre norme repressive.

Gli Ultras Italia

Sul modello di quanto avviene già dagli anni ottanta in altre nazioni (quali Inghilterra, Germania, Paesi Bassi) anche in Italia si è creato un gruppo di ultras che segue attivamente la Nazionale di calcio, i cosiddetti Ultras Italia.[3] Il movimento al seguito della Nazionale, non ha mai voluto identificarsi con un nome, né ha mai costituito un gruppo vero e proprio, quindi l'appellativo "Ultras Italia" è utilizzato quasi solo da fonti giornalistiche, più per comodità che per l'effettiva esistenza di un gruppo.

La nascita ufficiale avviene in occasione dell'Europeo 2004 in Portogallo. Lo "zoccolo duro" del gruppo è formato da appartenenti a tifoserie del Nordest ma anche di Lazio, Campania, Puglia ed altre regioni. Quasi tutti gli appartenenti sono ideologicamente vicini all'estrema destra, anche se i rapporti della Digos dicono che non c'è un'identificazione diretta con gruppi politici.[4] L'organizzazione prevede l'esposizione allo stadio di stendardi tricolori riportanti il nome della città di provenienza e l'assenza di una leadership ben definita, a differenza di quanto avviene nei gruppi di club[5].

Il gruppo ha cominciato ad assurgere alle cronache in occasione della trasferta in Bulgaria del 2008 dove si verificano scontri con gli hooligan bulgari prima e durante la partita, al termine della quale vengono arrestati 5 italiani[6]. Gli ultras vengono accusati anche di aver esposto vessilli e fatto cori fascisti durante la partita[7]. Nel 2010 gli Ultras Italia si rendono autori di altri episodi di violenza e discriminazione come nelle amichevoli in Austria, dove rivolgono cori razzisti all'indirizzo del calciatore di colore Mario Balotelli[8], eGermania, dove vengono espulsi dallo stadio per il loro comportamento aggressivo[9].

Caratteristiche

L'ultras è caratterizzato da un forte senso di appartenenza al proprio gruppo e dall'impegno quotidiano nel sostenere la propria squadra, che trova il suo culmine durante le competizioni sportive.

Altre caratteristiche peculiari degli ultras sono le coreografie. Per realizzare imponenti scenografie in occasione delle partite, si mette in movimento l'intero gruppo: dalla macchina decisionale del direttivo agli attivisti e ai ragazzi più giovani impegnati nella realizzazione. Per reperire i fondi necessari ad allestire le coreografie i gruppi ultras fanno leva sull'autofinanziamento, sulle collette fra tifosi, sulla vendita di sciarpe e altro merchandising (berretti, bandiere, spille, t-shirt e così via) ufficiale del gruppo. Diversi gruppi ultras hanno usufruito, nel corso degli anni, anche di finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private. In Italia il finanziamento ai tifosi da parte di una società sportiva è ora vietato da una legge entrata in vigore nel 2007. Nel Regno Unito, non esistendo alcun tipo di organizzazione ufficiale del gruppo hooligan, questo aspetto non è presente.

Nelle curve ultras esiste anche un "capo" che coordina i cori, il cosiddetto "lanciacori". Questa figura, che si colloca al centro del settore, è spesso coadiuvata da altre persone munite di megafono (situate in punti più periferici della curva). Tutta la strumentazione è ora vietata in Italia dal decreto anti-violenza.

Differenze con gli hooligans

Lo stesso argomento in dettaglio: Hooligan.

Il fenomeno degli ultras dell'Europa meridionale dimostra molte differenze con quello degli hooligan britannici e olandesi. Prima fra tutte è l'organizzazione dei gruppi ultras contrapposta allo spontaneismo dei nuclei di tifosi britannici. Le cosiddette crew (dette anchemob o firm) inglesi e scozzesi riconoscono leader e figure di riferimento, ma non hanno una organizzazione che contempli la ripartizione di compiti e incarichi di varia natura né una struttura gerarchica, come invece accade con gli ultras.

Il fenomeno degli hooligan, inoltre, è esclusivamente maschile, contrariamente ai gruppi ultras che, seppur sono in larghissima maggioranza maschile, non escludono la presenza di donne sia come semplici componenti del gruppo stesso sia con ruoli attivi. Addirittura negli anni si sono venuti a formare - seppur sono stati casi rarissimi- gruppi ultras totalmente femminili (da non confondere con i fan club di tifose), che però hanno avuto sempre numeri bassi di appartenenti, attività sporadica e durata estremamente breve, il più delle volte le superstiti di questi gruppi o lasciavano l'attività ultras o, come spesso accadeva, entravano a far parte di gruppi maschili. Dopo il 2000 alcune tifoserie hanno ripresentato gruppi ultras femminili, con risultati migliori rispetto ai precedenti tentativi avviati a partire dagli anni novanta.

La sottocultura ultrà

Il fenomeno ha dato origine anche ad una sono considerati come subcultura giovanile da una parte della sociologia. Con questo termine si identifica un gruppo di individui accomunati da un determinato stile di vita, da alcuni vocaboli gergali, dalla diffusione di certi capi d'abbigliamento. Essi hanno dimostrato di avere un proprio sistema di valori e una propria ritualità, oltre ad un peculiare modo di vivere lo stadio che non è lo stesso del tifoso comune. In tal senso possono essere intesi l'utilizzo della violenza contro le tifoserie rivali e l'accettazione di essa secondo codici di comportamento condivisi. Ad interessarsi del fenomeno e delle varie sfaccettature degli ultras, sono stati anche marchi d'abbigliamento come Mentalità Ultras e Quattrokappa, che con le loro grafiche sono riusciti a veicolare ed amplificare quello che è il pensiero delle curve.

La Curva Fiesole del Franchi, cuore del tifo viola.

Un recente studio[10] di impostazione sociolinguistica, analizzando gli striscioni esposti allo stadio dagli Ultras della Fiorentina, ha infranto la visione classica che i precedenti studi di impostazione sociologica offrivano focalizzando la loro attenzione sullo stadio (come spazio di significazione) e sull'uso della violenza come affermazione territoriale[11]. L'analisi sugli Ultras della Fiorentina (analisi degli striscioni degli Ultras della Fiorentina dal campionato 2004-2005 al 2010) si focalizza sullo stile di comunicazione e le tematiche espresse dagli Ultras Viola ed emerge un quadro che mostra dinamiche comunicative complesse ed articolate, discostandosi dall'immagine classica che i media veicolano sul fenomeno Ultras[12]. Gli striscioni si dimostrano infatti come un mezzo di espressione e condivisione di un'identità complessa e territorialmente radicata, che porta gli autori a sostenere l'ipotesi che il fenomeno Ultras Viola sia non espressione di disagio sociale, come la maggior parte della letteratura ad oggi[quando?] tendeva a volere dimostrare[senza fonte], ma, piuttosto, di rivendicazione identitaria con connotazioni culturali articolate e complesse che non mostrano correlazione alcuna con fenomeni di tipo violento[12], bensì con un nuovo modo identitario di essere ultras che non esplicità la sua essenza nello scontro fisico ma nell'affermazione identitaria e culturale[12] che si esprime sovente con la riscoperta e il ricorso al dialetto[13].

Rivalità e amicizie

Lo stesso argomento in dettaglio: Derby (calcio).

Ogni tifoseria o gruppo ultras considera come rivali un certo numero di altre tifoserie di altre squadre. Le rivalità, oltre all'astio e ai tafferugli che ne conseguono, possono avere diversa origine.

Il primo fattore è campanilistico, specialmente in paesi quali Italia e Spagna in cui vi è un forte orgoglio regionalistico o municipalistico. Oltre a tifoserie di squadre della stessa città, è molto comune il confronto fra i tifosi di formazioni provenienti da città vicine eprovince o regioni confinanti. Vi sono anche storiche rivalità di natura sportiva, sorte come conseguenza ad ingiustizie sportive subite o dopo che due squadre hanno condiviso una sorte simile all'inseguimento dello stesso obiettivo. Forti attriti si possono creare anche fra le tifoserie che sono ispirate da ideologie politiche contrapposte.

Oltre alle rivalità esistono però anche gemellaggi ed amicizie. Il primo gemellaggio tra due tifoserie ultras risale al 9 gennaio 1977, quando nacque tra gli ultras del Lanerossi Vicenza e quelli del Pescara[14]. Il gemellaggio è tuttora molto sentito da ambo le tifoserie.

Il rapporto con la politica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tifo calcistico e politica.

I primi gruppi ultras sono sorti tra la fine degli anni '60 e l'inizio del decennio successivo, quando i giovani partecipavano attivamente alla vita politica, spesso in forme apertamente contestatarie e molto violente. Da allora molte curve e gruppi ultras hanno assunto una precisa connotazione ideologica, quasi sempre votata all'estremismo (sia di sinistra che di destra). Diversi sono anche i gruppi e le intere curve che si dichiarano apolitiche. Se all'inizio del movimento erano le manifestazioni politiche ad avere avuto un forte impatto sulla creatività degli ultras, tanto che questi portavano allo stadio gli slogan dei cortei, ora avviene un fenomeno inverso. Grazie ad una certa esposizione mediatica e ad un notevole afflusso negli stadi, capita frequentemente che diversi cori scanditi nei cortei politici vengano intonati sulle note di celebri inni da stadio. L'estremismo politico presente in molte curve, di destra quanto di sinistra, ha portato alla comparsa di striscioni condannati dall'opinione pubblica, dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni poiché riconducibili all'antisemitismo, a festeggiamenti intorno a figure dittatoriali quali Stalin e Adolf Hitler, all'apologia del nazismo e alla derisione delle vittime dei massacri delle foibe. In Italia le autorità hanno reagito vietando i messaggi politici sugli striscioni e impedendo la riproduzione di qualsiasi simbolo politico su ogni tipo di vessillo, onde evitare lo scontro fisico tra due tifoserie ideologicamente contrapposte.

Visto il carattere popolare, le curve sono talvolta state viste e strumentalizzate come bacino elettorale.[15].

La repressione del fenomeno

A partire dalla fine degli anni '90 in Italia, ma non solo, è in atto un tentativo di repressione da parte degli enti governativi che tendono a porre fine ai movimenti ultras. Questi atti molto spesso sfociano in scontri violenti tra polizia e ultras. In alcuni casi gli ultras di squadre da decenni rivali si sono federate in manifestazioni contro la Polizia. Un esempio è il corteo comune tra milanisti, interisti, atalantini e bresciani dopo la morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale ucciso in autostrada da un poliziotto con un colpo di pistola.

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